LA NATIVITA’ DI MARIA di GIOTTO, NELLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI

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C'è qualcosa di molto umano nella scena che Giotto dipinge tra il 1303 e il 1305 (1303-1305), sul registro superiore della parete sinistra della Cappella degli Scrovegni, a Padova.

LA NATIVITA’ DI MARIA di GIOTTO, NELLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI

L'edificio è la casa di Gioacchino, con quella stanza in primo piano dove Anna, nonostante l’età avanzata, ha appena dato alla luce una bambina. La circondano alcune donne che la assistono e si prendono cura della neonata. Tutto è reale, naturale, come sempre nell'arte giottesca,

Eppure in questa scena così normale fa irruzione il divino perché quella bambina, concepita in tarda età, è colei che Dio ha preservato immacolata e ha scelto perché sia la Madre del suo Figlio, incarnato per la salvezza di ogni uomo.

Giotto, come già in altre sue opere, rende trasparente una delle pareti della stanza dentro la quale è avvenuto il parto, come per immettere l'osservatore nell'evento rappresentato e non solo per consentire di osservarlo.

La prospettiva è imperfetta dal momento che manca il punto di fuga in cui far convergere le linee, ma l'artista utilizza un particolare espediente per conferire profondità all'ambiente: colloca al vertice della stanza una sorta di parallelepipedo costituito dai bastoni che reggono le tende collocate una a capo del letto e l’altra sulla parete di fondo. La lunghezza della stanza è quasi interamente occupata dal letto, ricoperto da una coperta marrone a righe che racchiude le gambe di Anna. Ella, rivestita da una tunica della stessa tonalità della coperta, è seduta e tende le mani verso la bambina che, fasciata, le viene presentata da una delle cinque aiutanti presenti.

A questo punto, per comprendere l’opera in tutto il suo valore, occorre concentrare l’attenzione su ciò che è raffigurato in primo piano, operando una sorta di flash back. Due donne, sedute a terra, si affaccendano attorno alla piccola Maria. L’hanno già lavata, come lascia intendere il cantaro posto in primo piano ed è anche già stata fasciata. Infatti, la donna di destra, rivestita da una tunica di tonalità chiara e con un semplice copricapo da popolana, sta arrotolando le bende avanzate. Quella di sinistra, che indossa una dedicata tunica rosata, tiene in braccio la piccola Maria e le sta pulendo il viso, concentrandosi in particolare sugli occhi. Due altre donne stanno dietro al letto: quella messa in evidenza dall'azzurro sgargiante della sua tunica è totalmente rivolta verso Anna e ne incrocia lo sguardo. Le sta porgendo la piccola neonata perché sia presa in braccio da colei che l’ha tanto desiderata e che l’ha partorita dopo tante preghiere. La compagna che sta alla sua destra indossa una sgargiante tunica rossa e, sopra di essa, una sorta di sciarpa. Tiene tra le mani una brocca da porgere ad Anna perché si ristori.

Sulla sinistra, è rappresentato l’ingresso della casa di Gioacchino e Anna, un piccolo portico sorretto da esili pilastri. Alla porta si affaccia la quinta delle aiutanti della puerpera: è stata richiamata da una donna del villaggio che, premurosa, si è preoccupata di offrire alla neo-mamma alcuni panni e un pane. Questo particolare costituisce una sorta di "scena nella scena", un altro elemento del realismo giottesco.

Un ultimo particolare non deve sfuggire: le figure sono esili e slanciate non solo per motivi di resa formale, dal momento che sono collocate nel registro più alto della parete della cappella, ma anche per un’evidente influenza del gotico francese. Come l'architettura, anche la pittura deve aiutare il fedele ad innalzarsi al divino e a coltivare la dimensione spirituale.

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Domenico Vescia