La Natività di Maria è il primo dei sei mosaici che costituiscono il ciclo denominato Storie della Vergine, nell’abside della basilica romana di S. Maria in Trastevere.
L'autore è Pietro Cavallini, che realizza il ciclo a partire dal 1291, dando vita ad opere rivoluzionarie sul versante compositivo e su quello iconologico. Alla base c’è la tradizione bizantina, evidente nella resa dello sfondo oltre che nelle pose e nei volti di alcuni personaggi ma, accanto ad essa, si trova tutta la novità di cui Cavallini è capace: dalla resa prospettica degli ambienti, alla caratterizzazione dei personaggi; ad una particolare tecnica compositiva che vede tessere minute assumere lo steso valore delle pennellate su una parete.
Il punto di partenza per comprendere l'opera è necessariamente il fondo dorato, costitutivo dell'arte bizantina e delle opere che ad essa si ispirano: è il colore degli eventi salvifici, della luce divina, dell’eternità, che è la dimensione di Dio. L'uso dell'oro è funzionale alla sensibilità del fedele che si colloca di fronte all'opera, chiamato ad elevarsi, a staccarsi dalla materialità per lasciarsi avvolgere dai misteri divini e dagli eventi della storia della salvezza.
Occorre uno sguardo complessivo per rendersi conto che gli ambienti dello sfondo sono un espediente per costringere l'osservatore a considerare che la scena si svolge all'interno di un contesto ben preciso: la casa di Anna e Gioacchino, genitori della Vergine, partorita proprio in quell’istante. Il primo piano non è definito da pareti, ma solo dal letto sul quale Anna ha dato alla luce la futura Madre del Salvatore.
Lo sfondo dorato e la mancanza delle pareti costituiscono anche un invito al fedele ad "entrare" nell’evento rappresentato.
La struttura collocata dietro ai personaggi lascia intendere la presenza di due stanze, separate dall'ambiente del parto da raffinati tendaggi panneggiati di gusto bizantino, decorati con forme geometriche e da motivi che imitano intarsi di gemme preziose. Gli stipiti accennano ad una prospettiva intuitiva; sono impreziositi da inserti rettangolari scuri e sono coronati da architravi con fascia dorata ad indicare che quella non è un’abitazione qualunque: è la casa di Gioacchino ed Anna, nobilitati dalla scelta operata da Dio, che ha voluto la loro figlia immacolata e Madre del Salvatore.
Anna si trova sulla sinistra, in primo piano grazie alle proporzioni della sua figura, maggiori rispetto a quella delle altre. È adagiata su un giaciglio collocato su una struttura dorata "a piccole nicchie" ed è identificabile dalla scritta "Sancta Anna".
Appoggia il gomito destro su un cuscino rosso dalla raffinata bordura. Indossa una tunica rossa e, sopra di essa, un mantello blu, bordato in oro. Si tratta dei colori che l'iconografia occidentale assegna a Maria, rivestita di rosso, il colore dell’umanità, e di blu, ad indicare l'azione divina su di lei, chiamata a diventare Madre per opera dello Spirito Santo. L'artista ha attribuito ad Anna i colori propri di sua figlia Maria proprio per aiutare il fedele a contemplare la specificità dell'evento rappresentato: non un parto come gli altri, ma quello della Madre di Dio.
Anna dirige lo sguardo proprio sulla piccola Maria, che si mostra sulle ginocchia di un'ancella, davanti al letto della puerpera. L'espressione della madre è carica di tenerezza e, nello stesso tempo, denota un atteggiamento pensoso.
Secondo i vangeli apocrifi, infatti, Anna concepisce dopo che il Signore ha esaudito l'insistente preghiera di Gioacchino, privato della discendenza. Ella sta probabilmente pronunciando parole di benedizione nei confronti di Dio, come suggerisce la mano destra, alzata nel gesto dell'adlocutio.
Quattro ancelle circondano Anna per aiutarla. Le due in secondo piano, collocate dietro al letto, sono impegnate a servirle del cibo: quella di destra, dalla capigliatura fluente e vestita con un'elegante tunica di tonalità verde acqua, si china per porgere un paniere dentro al quale sembra di scorgere un piccolo agnello arrostito; la compagna di sinistra, invece, vestita di un tenue azzurro e con il capo coperto, volge lo sguardo verso la puerpera per invitarla ad accomodarsi alla tavola imbandita, sulla quale si sta accingendo a posare la brocca che ha tra le mani.
Uno sguardo alla tavola permette di scorgere un coltello e alcune fette di pane, posate su una tovaglia dalla raffinata bordura.
Le ancelle si sono probabilmente mosse dalla stanza di destra, da cui hanno estratto il piccolo tavolo, come suggerisce la tenda discosta.
Le due donne in primo piano - di piccole dimensioni a dispetto delle esigenze della prospettiva - sono totalmente assorbite dal bagno della neonata. Entrambe si affaccendano attorno ad un capiente càntaro dorato già riempito d'acqua e in attesa di ricevere l'ultimo apporto da parte dell'ancella di destra, rivestita di un'elegante e corta tunica verde. La compagna di sinistra si preoccupa di verificare la temperatura dell'acqua, intingendo le dita prima di immergervi la neonata.
La piccola Maria si tiene ben salda all'ancella a cui è affidata, ma volge lo sguardo verso l'esterno della scena, proprio verso l’osservatore per invitarlo ad assumere lo stesso sguardo grato e contemplante verso Dio, che sta preparando una Madre per il suo Figlio.
Domenico Vescia