Nel complesso delle Catacombe di Priscilla, lungo la via Salaria, a Roma, si trova la cosiddetta “Cappella greca”, decorata con motivi che rivelano l’alto livello di cultura dei committenti e, soprattutto, l’intenzione di mostrare come l’annuncio cristiano abbia valore universale, sia cioè rivolto ad ogni uomo e ad ogni popolo.
Tra le pitture di questo ambiente si trova l’Adorazione dei Magi, collocabile all’inizio del III secolo. Si tratta di una rappresentazione di grande semplicità, essenziale, forse per rendere diretto ed eloquente il messaggio. Si trova su un arco che immette in un cubicolo destinato ad accogliere alcuni sarcofagi.
I Magi sono rappresentati in posizione dinamica.
Sopra i pantaloni aderenti, indossano una veste corta, legata in vita, detta chitone.
Stanno camminando, come risulta evidente da alcuni elementi: le gambe destre di ognuno si trovano in posizione verticale, così come i relativi piedi, ben fermi sul suolo. Le gambe sinistre sono invece arretrate e i piedi si trovano sollevati. In corteo, si stanno dirigendo verso un unico punto.
Interessante è anche l’accorgimento utilizzato dall’ignoto artista che colloca le tre figure su una base ricurva, a dare l’impressione che i Magi abbiano percorso un lungo cammino e che, quindi, siano giunti da lontano.
Va osservato, inoltre, che le tre figure sono collocati su piani diversi: la figura centrale appare avanzata, quella di sinistra più arretrata e in posizione intermedia quella di destra.
Nelle mani tengono i doni di cui parla il Vangelo di Matteo – oro, incenso e mirra – anche se lo stato di conservazione della pittura non permette di distinguerli.
È fondamentale notare che i tre personaggi portano sul capo il berretto frigio, il copricapo tipico delle popolazioni orientali.
Tutte le rappresentazioni antiche fanno indossare ai Magi questo tipo di cappello. La motivazione va ricercata nella particolare considerazione che gli orientali nutrivano a proposito della figura del re o dell’imperatore, ritenuto divino.
Quando l’iconografia antica rappresenta i magi con il berretto frigio, intende indurre l’osservatore a pensare che essi si recano dal Bambino Gesù, perché lo considerano vero Uomo e vero Dio.
Pensiamo a quanto sia stato importante questo simbolo nei secoli durante i quali le eresie cristologiche mettevano in dubbio la natura divina di Cristo.
I tre Magi si avvicinano al Bambino tenuto in braccio da Maria, sua Madre. Ella siede su un trono, a mostrare la sua dignità di Madre di Dio, e indossa un’ampia veste che doveva certamente apparire come particolarmente ricca.
Il Bambino è seduto sulla gamba sinistra della Madre. Maria lo sta indicando ai Magi con la mano destra e lo sta offrendo alla loro adorazione. Del resto, essi sembrano in procinto di inginocchiarsi, oltre che di offrire i loro doni.
Dietro Maria, una traccia appena visibile, lascia pensare alla presenza di una stella, quella stessa che ha guidato i Magi, preannunciando la nascita del Re – messia.
La raffigurazione è così un’importantissima testimonianza di come i cristiani dei primi secoli fossero sensibili all’universalità della fede in Cristo, Salvatore di ogni uomo.
Domenico Vescia