L’IMMACOLATA DI PERUGINO e PINTURICCHIO NELLA CAPPELLA SISTINA

Una pala d’altare scomparsa … ma non del tutto

L’ADORAZIONE DEI MAGI Cavallini

Possiamo solo immaginarla, ma forse proprio per questo racchiude un certo fascino. Oltretutto si presenta con caratteristiche inconsuete, cosa che costringe l'osservatore ad interrogarsi e lo induce a contemplare in profondità il mistero che rappresenta.

Si tratta dell'Immacolata dipinta in parte da Pietro Perugino e, in parte, da Bernardino Pinturicchio, in un anno imprecisato, probabilmente tra il 1480 e il 1485. Occupava una parte della parete di fondo della Cappella Sistina, dove oggi si trova il grandioso, michelangiolesco affresco del Giudizio Universale. Il Buonarroti aveva già affrescato la Volta, con le Storie della Genesi, i profeti, le sibille, gli antenati di Cristo; aveva dipinto anche i pennacchi e Lei – l’Immacolata - faceva ancora bella mostra di sé sull'altare, anzi ne era la pala.

L'opera è scomparsa, distrutta proprio per lasciare spazio all'immenso Giudizio Universale. Si trovava al centro, nella fascia bassa della parete di fondo, tra decorazioni a finto tendaggio a cui, nelle solennità, erano addossati arazzi con scene bibliche; al di sopra, il primo dei riquadri delle Storie di Cristo, a destra, e il primo del ciclo delle Storie di Mosé, a sinistra. Entrambe le opere sono state cancellate, ma ne rimane il prosieguo sulle pareti della Cappella. Al di sopra ancora, due finestre, affiancate da figure di papi.

L'Immacolata di Perugino e Pinturicchio

Possiamo conoscere la pala dell'Immacolata grazie ad un disegno realizzato da un ignoto artista della cerchia del Perugino o, forse, dallo stesso Pinturicchio. Tale prezioso disegno è oggi conservato all’Albertina di Vienna. Ad un primo sguardo, l'opera ci appare come una raffigurazione della Vergine assunta, soprattutto a causa del gruppo degli apostoli con il capo levato, a seguire Maria mentre è portata verso Dio in anima e corpo. Il gesuita Heinrich Pfeiffer, tra i massimi studiosi della Sistina e della sua iconografia, definisce erronea tale identificazione: si tratta, invece, della rappresentazione dell’Immacolata “sul modello dell’Assunta” . Innanzitutto occorre osservare che la figura di Maria è racchiusa nella mandorla, segno iconografico dai molteplici significati. Innanzitutto la mandorla richiama la figura stilizzata del pesce, simbolo cristologico antichissimo, legato al fatto che l'acronimo della parola greca ichtus (pesce) costituisce una solenne professione di fede, dal momento che proclama "Gesù Cristo, Figlio di Dio Salvatore" . Raffigurare Maria all'interno della mandorla significa presentare la sua persona come Colei che, rimanendo Vergine, ha reso possibile l'incarnazione del Figlio di Dio. La mandorla, inoltre, in quanto risultato dell'intersezione di due cerchi, ricorda la duplice natura di Cristo, vero Dio e vero uomo, e - contemporaneamente - richiama il fatto che Maria è creatura umana, ma preservata dal peccato fin dal suo concepimento, in vista della sua maternità divina. È la realtà che il dogma cristiano definisce Immacolata Concezione. Questo è anche il motivo per cui, lungo la storia dell'arte cristiana, la mandorla è stata associata alla maternità verginale di Maria.

A definire il contorno della mandorla sono teste di cherubini adoranti, disposti in duplice fila per conferire profondità alla rappresentazione. Accanto quattro angeli di grandi dimensioni, realizzati alla maniera peruginesca, presentano l’Immacolata alla venerazione, rivolgendo lo sguardo direttamente all’osservatore e invitandolo a contemplare, attraverso i gesti eloquenti delle mani. Ai lati, disposti su due ordini, si trovano angeli musicanti, intenti a suonare i loro strumenti: vielle, sorta di mandolini, piccole arpe…

Ai piedi della mandorla, nella parte inferiore dell’opera, si trovano i dodici apostoli, in atto di guardare verso l’alto. È il particolare che più farebbe pensare che il mistero mariano rappresentato sia l’Assunzione; tuttavia – come osserva ancora Heirich Pfeiffer - manca la rappresentazione del sepolcro vuoto di Maria, elevata al cielo in anima e corpo. I Dodici sono in atteggiamento contemplativo: guardano la Madre di quel Cristo da cui erano stati scelti e con il quale avevano vissuto. Il giorno di Pentecoste erano radunati con Lei nel Cenacolo e si erano sentiti accompagnati e sostenuti dalla sua preghiera mentre si dedicavano all’annuncio del Vangelo. Adesso la contemplano nel mistero del suo immacolato concepimento. Tra gli apostoli possiamo distinguere Tommaso, inginocchiato al centro, riconoscibile per il fatto che regge la sacra cintola della Vergine che, secondo una leggenda, avrebbe ricevuto per evitare la sua incredulità. All’estrema sinistra è raffigurato San Paolo, intento a trattenere la spada – suo attributo iconografico – con la mano destra. In posizione speculare si trova San Pietro: ha lo sguardo rivolto verso l’alto, ma si sta occupando del personaggio inginocchiato davanti a lui. Si tratta di Papa Sisto IV. L’Apostolo appoggia la mano sinistra sul suo capo, in segno di benedizione, e tocca la sua spalla destra con la chiave, riconoscendo nel pontefice il suo successore. Sisto IV è rivestito con un prezioso piviale, contempla la Vergine Immacolata e tiene le mani giunte in preghiera. Davanti a lui si trova la tiara papale che egli non indossa, in segno di umiltà. Papa Sisto è il pontefice che ha dedicato a Maria la Cappella Sistina ed è stato il probabile committente dell’opera. Tuttavia la sua presenza nella rappresentazione si giustifica anche per un motivo più profondo: in quanto francescano e in quanto studioso della teologia di Duns Scoto, Sisto IV era un convinto sostenitore della dottrina dell’Immacolata concezione. Non è un caso che tra lui e Pietro sia rappresentato l’apostolo Giovanni, rivolto all’osservatore e intento a mostrargli, con la mano destra, la figura di Maria. Sta invitando alla contemplazione e, nello stesso tempo, si pone come garante del fatto che l’Immacolata Concezione di Maria sia una verità di fede.


Domenico Vescia


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