Secondo quali modalità i cristiani dei primi secoli rappresentavano la Risurrezione di Gesù?
Non potevano certo esimersi dal farlo, dal momento che il mistero pasquale è il centro della fede. Non dobbiamo tuttavia pensare a rappresentazioni a carattere figurativo, bensì ad immagini dal carattere simbolico, capaci di rimandare alle verità della fede attraverso elementi da comprendere e interpretare.
Un’opera esemplare è il cosiddetto Monogramma cristologico, risalente al IV secolo e conservato presso il Museo Pio Cristiano dei Musei Vaticani, un rilievo che, originariamente, faceva parte di un antico sarcofago.

Al centro campeggiano le lettere greche X - chi - e P - rho - prime due del nome greco Christos. Si tratta già di una professione di fede in Gesù - Salvatore.
In particolare, la forma "a croce" della lettera chi richiama immediatamente il sacrificio del Figlio di Dio crocifisso. Sia il chi, sia il rho sono gemmati a simboleggiare la luce della risurrezione.
Siamo nei secoli in cui i cristiani non rappresentano la figura Cristo crocifisso e sofferente, impressionati dalle immani sofferenze causate da quello che era definito "il patibolo degli schiavi". Oltretutto essi erano ben consapevoli che predicare un Salvatore sottoposto alla pena più umiliante poteva ingenerare equivoci nei pagani che non potevano comprendere l'annuncio sublime di un Dio che ha dato la vita per la salvezza di ogni uomo.
Ad annunciare Cristo come trionfatore sul peccato e sulla morte è la corona d'alloro in cui le lettere chi e rho sono inscritte. L'alloro, nella cultura pagana, era l’elemento con cui si intrecciavano corone da offrire a chi tornava vincitore da una battaglia o a chi riportava un successo in una competizione. Tale pianta, inoltre, è simbolo di sapienza e di bellezza e i cristiani non rinunciano ad annunciare, attraverso di essa, come Cristo sia la "sapienza di Dio" e come il suo volto promani la bellezza della grazia e dell'amore.
Altre due lettere greche trovano spazio nella rappresentazione: si tratta di alpha e omega, prima e ultima dell’alfabeto greco. Esse richiamano quanto afferma il Libro dell’Apocalisse, al versetto 13 del capitolo 22, quando Cristo dice di se stesso: "Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine". Cristo è inizio e fine di ogni cosa, Verbo divino al momento della Creazione e Giudice universale nell’ultimo giorno.
Domenico Vescia