La parete destra della navata centrale della Basilica di Santa Maria Maggiore è decorata da 15 pannelli a mosaico realizzati nella stessa epoca di costruzione dell'edificio, contemporaneamente al ciclo dell'Arco trionfale. Siamo nella prima metà del V secolo, epoca in cui prende corpo l'idea secondo cui l'Antico Testamento va letto in armonia con il Nuovo, dal momento che ne costituisce la preparazione. Ogni fatto narrato nei diversi libri dell'Antico Testamento ha la funzione di annunciare il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio e di preparare ad accoglierlo.
Le scene rappresentate su questo lato dell'imponente navata centrale sono tratte dai libri dell’Esodo, dei Numeri e di Giosuè e hanno come protagonista Mosè, strumento per gli interventi prodigiosi di Dio per amore del suo popolo.

Mosè adottato dalla figlia del faraone
Il primo pannello è diviso in due parti. In alto, è raffigurata una scena di corte: a sinistra, su un imponente trono, siede la figlia del faraone, sfarzosamente vestita e riccamente agghindata, alla moda bizantina. Rivolge lo sguardo all'esterno e alza la mano nel gesto dell’adlocutio: sta pronunciando le parole che sanciscono l'adozione del bambino che le viene condotto da due ancelle. È Mosè, nelle vesti di un soldato romano. Un'ancella, alla sinistra del trono sta aprendo uno scrigno con i gioielli e le insegne con cui rivestire l'adottato che, da quel momento, è un egiziano. Altre due damigelle, sulla destra, si preparano ad allestire il banchetto per i festeggiamenti. La parte inferiore delta rappresentazione mostra Mosè al centro di un gruppo di maestri con cui sta disputando, superandoli in sapienza, secondo quanto narra Filone di Alessandria nella sua opera "Vita di Mosè".

Il matrimonio tra Mosè e Zippora e la rivelazione di Dio nel roveto ardente
Anche il secondo pannello è diviso orizzontalmente in due parti. Al centro della metà superiore giganteggia la figura di Ietro, sacerdote di Madian presso il quale Mosè cerca rifugio dopo essere stato costretto a fuggire dall'Egitto perché colpevole di aver ucciso un egiziano che maltrattava gli ebrei schiavi. Il sacerdote di Madian sta officiando il rito nuziale tra Mosè, a destra, e sua figlia Zippora, a sinistra, alla presenza delle altre figlie e dei figli. In basso è rappresentato il momento in cui Mosè si trova sul monte Oreb e sta pascolando il gregge del suocero Ietro. In quel momento Dio gli si rivela nel roveto ardente, raffigurato davanti a lui.

Il passaggio del Mar Rosso
Il terzo pannello è interamente dedicato alla rappresentazione del passaggio del Mar Rosso.
Con grande efficacia, l’ignoto mosaicista divide la scena in tre parti distinte: a sinistra la schiera degli israeliti, con Mosè alla testa, attestati sulla riva del mare; a desta invece l’esercito degli egiziani, con i carri, cavalli, cavalieri e fanti con le lance pronte ad essere scagliate. Il braccio di Mosè è teso, secondo il comando di Dio e le acque si stanno aprendo per consentire il passaggio degli israeliti. La parte superiore del riquadro, mostra i cavalli e i cavalieri egiziani mentre stanno annegando e gli scudi dei soldati che galleggiano sull'acqua.

Il popolo mormora contro Mosè e Aronne
La parte superiore del quarto riquadro dà conto del primo dei momenti che caratterizzano il rapporto spesso difficile di Mosè con il popolo liberato dalla schiavitù egiziana e in marcia nel deserto. A sinistra si vede un gruppo di israeliti che fronteggia Aronne, fratello di Mosè. Da due mesi e mezzo il popolo è uscito dall'Egitto, ma non riesce a sopportare le privazioni. Mormora quindi contro i due fratelli, dichiarando la nostalgia verso "la pentola della carne" presso la quale sedevano nel paese d'Egitto, al contrario della fame che il deserto costringe a patire. Nella parte destra è raffigurato Mosè a colloquio con Dio, che annuncia il dono della manna con cui il popolo potrà nutrirsi.
Nella metà inferiore del pannello, a sinistra, Mosè e Aronne parlano al popolo dopo aver annunciato che, oltre alla manna donata al mattino, Dio, ogni sera, farà salire le quaglie perché coprano l'accampamento, in modo che il popolo possa cibarsene. A sinistra la concitazione degli israeliti intenti a raccogliere le quaglie.

Le acque amare diventano dolci. Mosè invia Giosué a combattere contro Amalek
La parte superiore del riquadro rappresenta un'altra mormorazione del popolo di Israele e la conseguente risposta di Dio. Il popolo, dopo aver superato il Mar Rosso, cammina per tre giorni senza trovare acqua. Arriva a Mara, ma le acque sono amare. Mormora quindi contro Mosè che si rivolge a Dio il quale gli ordina di prendere un legno e di gettarlo nelle acque, che subito diventano dolci. Mosè è rappresentato sulla destra, mentre è intento ad ascoltare Dio a cui volge lo sguardo. Il suo corpo è rivolto verso il corso d'acqua che occupa tutta la lunghezza della parte inferiore. Con la mano destra sta intingendo il bastone nell'acqua come Dio gli chiede. Ai suoi piedi alcuni israeliti sono intenti ad assaggiare le acque, diventate dolci. A sinistra si trova Aronne, che mostra agli anziani del popolo quello che suo fratello Mosè sta compiendo.
La metà inferiore del riquadro mostra Mosè a destra mentre volge lo sguardo verso Giosué, il guerriero raffigurato al centro esatto della rappresentazione. È il momento in cui il popolo, giunto a Refidim, viene attaccato da Amalek. Mosè ordina quindi a Giosuè di uscire in battaglia contro di lui. Nella rappresentazione, Mosè è volto dalla parte opposta perché è diretto verso la cima del colle, dove salirà con Aronne e Cur per aiutare l'esercito israelita contro Amalek.

La vittoria contro Amalek
La scena rappresentata nel sesto pannello occupa l'intero riquadro pur essendo divisa in due piani: in alto Mosè, Aronne e Cur sul colle; in basso la battaglia, serrata e concitata.
L'esercito di Amalek sta uscendo dalla porta della città posta sulla sinistra e fronteggia gli israeliti, anch'essi armati di tutto punto. Il campo di battaglia brulica di uomini, con le loro armature, i loro scudi e le loro lance.
Mosè si volge verso Dio che si mostra tra le nubi nell'angolo a sinistra. Sa che da Lui arriva l'aiuto. Ha le braccia alzate, un gesto da cui dipende l'esito della battaglia. Così si esprime il capitolo 17 dell'Esodo: "Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek" (Es 17, 11). Nella rappresentazione, Aronne e Cur si rivolgono verso Mosè, pronti a sorreggergli le mani, che rimarranno alzate fino al tramonto del sole. Solo così Giosuè potrà ottenere la vittoria.

Gli esploratori tornano dalla terra di Canaan
Il settimo riquadro, diviso in due parti, rappresenta due episodi narrati nel Libro dei Numeri.
In alto, gli esploratori, inviati nella terra di Canaan per ordine di Dio, tornano al cospetto di Mosé e di Aronne ritratti all'esterno della loro tenda. L'esploratore al centro dello spazio sta spiegando quello che lui e i compagni alle sue spalle hanno trovato: un "paese dove scorre latte e miele". Aggiunge anche che "il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense" e che in quella regione abitano gli Amaleciti, gli Hittiti, i Gebusei e gli Amorrei,
Questo dato è necessario per comprendere ciò che rappresenta la parte inferiore del riquadro. Di fronte alla potenza degli altri popoli, gli israeliti si dichiarano impotenti. Caleb li incita a non temere, ma il popolo mormora ancora una volta contro Mosè e tenta di lapidare lui, Caleb e Giosué, che si era pronunciato e aveva stimolato il popolo a confidare nel Signore.
Sulla sinistra sono rappresentati alcuni israeliti intenti a scagliare con forza pietre contro Mosè, Caleb e Giosuè che si affrettano a raggiungere l'accampamento per non essere colpiti. Le loro persone sono avvolte da una sorta di barriera di protezione invisibile sopra la quale sta la mano di Dio.

La consegna del libro della Legge e la morte di Mosè.
L'arca dell’alleanza al cospetto del popolo.
Nella metà superiore del riquadro successivo, a sinistra, è rappresentato Mosè, ormai prossimo alla morte, mentre consegna ai sacerdoti il libro della Legge che Dio gli ha ordinato di scrivere, perché sia testimonianza contro l’infedeltà futura del popolo. Tale libro dovrà essere collocato accanto all’Arca dell’Alleanza, come prescrive e narra il Libro del Deuteronomio.
In alto a destra, è ritratto Mosè nel momento della sua morte sul monte Nebo. In basso, a sinistra è raffigurato Giosuè, nuovo condottiero del popolo, mentre ordina ai sacerdoti, vestiti con la toga e provvisti di mantelli bordati di azzurro, di passare davanti al popolo con l’Arca dell’Alleanza in segno di purificazione e santificazione. L'arca si trova al centro dello spazio rappresentativo, portata da quattro sacerdoti.

Il passaggio miracoloso del Giordano. Le spie di Giosué a Gerico.
Nel nono riquadro, in alto, protagonista continua ad essere l'arca che, portata dai sacerdoti, giunge sulle rive del Giordano. Il fiume è rappresentato in modo tale da dare l'idea che scorra dall'alto e impetuoso, come precisa il testo del Libro di Giosuè. Non appena il corteo dei sacerdoti giunge presso il fiume, le acque si fermano e si dividono, consentendo il passaggio all'asciutto. Dopo i sacerdoti, tutto il popolo oltrepassa il Giordano e così l'esercito - raffigurato sulla destra - pronto a muovere all’attacco di Gerico.
Nella parte inferiore, sulla destra, si trova la città di Gerico. Sulle sue alte e possenti mura stazionano le spie di Giosuè nascoste dalla prostituta Rabb. Di fronte alle mura stanno gli inviati del re di Gerico che chiedono a Raab dove siano gli ambasciatori degli israeliti ed ella nega la loro presenza.

Giosuè incontra il "capo dell'esercito del Signore".
Nel decimo riquadro, è rappresentato ciò che è narrato nel capitolo 5 del Libro di Giosué.
Giosué, al centro esatto della scena, si trova presso Gerico. Ha con sé l'esercito e si prepara ad assediare la città. Alza gli occhi e vede davanti a sé un uomo che ha in mano un spada sguainata. L'uomo è raffigurato a destra, sopra una sorta di piedistallo, mentre volge lo sguardo verso Giosuè che avanza presso di lui e si inchina. Secondo il racconto biblico gli chiede: "Tu sei per noi o per i nostri avversari?". A questo punto l'uomo rivela la sua identità: è il capo dell'esercito del Signore.
Giosuè cade con la faccia a terra, si prostra e, su comando dell'uomo, si toglie i sandali.
La parte in basso, a destra, raffigura gli esploratori inviati da Giosué mentre scendono dalle mura di Gerico, aiutati da Raab, che li aveva ospitati durante la notte. Essi camminano verso l'accampamento e raggiungono Giosuè, raffigurato a sinistra con l’esercito, a cui dicono: "Dio ha messo nelle nostre mani tutto il paese e tutti gli abitanti del paese sono già disfatti dinanzi a noi".

L'assedio di Gerico e la processione dell'Arca
Il pannello successivo raffigura, nella metà superiore, una scena di guerra. Al centro si trova la città di Gerico, con le sue alte e forti mura ben evidenziate e la reggia all'interno. A destra e a sinistra è schierato l'esercito in procinto di girare attorno alle mura. Lo farà per sei giorni, una volta al giorno, e il settimo giorno per sette volte, al suono delle trombe da parte dei sacerdoti. Il muro di sinistra della città sta crollando, sotto l'assalto dell'esercito, il settimo giorno.
La metà inferiore raffigura la processione dell'Arca dell'Alleanza da parte dei sacerdoti, preceduta e seguita dal suono delle trombe. Tale processione viene eseguita un volta al giorno per sei giorni e sette volte il settimo giorno. A destra, leggermente arretrato, si trova Giosuè che, al settimo giorno, proclama: "Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la città".

Gli israeliti vanno in soccorso della città di Gabaon
Le rappresentazioni del riquadro successivo riguardano due scene di guerra, narrate nel capitolo 10 del Libro di Giosuè. In alto, i re amorrei stanno assediando la città di Gabaon, alleata di Israele, raffigurata sulla destra. Sulle mura, gli assediati cercano di contrastare l'assalto dei nemici che premono sui bastioni in gran numero, costituendo un serio pericolo.
A destra si trova Giosuè, presso l'accampamento di Gàlgala: viene raggiunto dagli uomini di Gàbaon che chiedono l'aiuto di israele, unica possibilità di salvezza.
In basso, a sinistra, è raffigurato Giosuè, mentre accoglie ciò che Dio gli comunica: "Non aver paura di loro, perché li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a te". A destra, lo stesso Giosuè è a cavallo, attorniato dai cavalieri, mentre marcia verso Gabaon per soccorrerla.

Gli israeliti all'assalto degli amorrei.
Altre due scene di guerra sono rappresentate nel riquadro successivo. In alto, il combattimento vittorioso di Giosuè contro gli amorrei che assediano Gabaon. La scena è concitata: Giosuè, al centro, è in sella al suo cavallo e incita l'esercito degli israeliti perché combatta i nemoci con vigore. Gli amorrei fuggono a destra e a sinistra; altri sono già stati mortalmente colpiti e giacciono ai piedi dei cavalieri. Nella scena in basso, ciò che avviene mentre i nemici fuggono davanti a Israele:il Signore lancia dal cielo su di loro grosse pietre. Alcuni soldati sono raffigurati mentre indietreggiano, altri fuggono, altri ancora restano uccisi, colpiti per le ferite causate dalle pietre.

Giosué comanda al sole e alla luna
Il penultimo pannello della serie è interamente occupato dalla raffigurazione del momento in cui il sole e la luna si fermano su Gabaon, secondo quanto narrato nel capitolo 10 del Libro di Giosuè.
Il condottiero Giosuè è ritratto al centro della scena, su un'altura che gli conferisce autorità. Si sta rivolgendo direttamente al sole e la luna, alzando il braccio destro nel gesto dell'adlocutio: sta parlando e sta comandando loro di fermarsi. Ai suoi piedi l'esercito si apre, come a convogliare lo sguardo dell'osservatore su di lui.

La punizione dei re nemici.
L'epilogo delle vicende narrate è rappresentato nell’ultimo pannello. In alto, Giosué, al centro, riceve i re amorrei ribelli condotti a lui dai suoi soldati. In basso, egli ordina di punirli, chiedendo ai suoi soldati di porre i loro piedi sul collo dei re. Si tratta di un esempio di ciò che farà il Signore a tutti i nemici.
Domenico Vescia