L’ULTIMA CENA di COSIMO ROSSELLI nella CAPPELLA SISTINA

I fotogrammi della passione

l’ultima cena di cosimo rosselli nella cappella sistina

Nella Cappella Sistina, il registro mediano della parete sinistra è dedicato ad illustrare le Storie di Cristo, in parallelo alle Storie di Mosè, collocate sulla parete destra.

Di fronte alla rappresentazione degli Ultimi atti della vita di Mosé, opera di Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta, Cosimo Rosselli, coadiuvato da Biagio d'Antonio Tucci, tra il 1481 e il 1482, realizza L'Ultima Cena. L’opera è una sorta di fotogramma con una scena principale e altre tre poste sullo sfondo, tali da costituire lo sviluppo cronologico della prima nell'economia degli eventi della Passione di Cristo.

l’ultima cena di cosimo rosselli nella cappella sistina

L’Ultima Cena si svolge all'interno di una stanza ottagonale per dare profondità alla quale l'artista progetta un ambiente scandito da lesene decorate in perfetto stile rinascimentale. Le prime due sono poste in prospettiva rispetto a quelle che si trovano sulla parete e che delimitano i diversi riquadri. Il soffitto è decorato a cassettoni, disposti con rigore geometrico intorno all'ottagono centrale; tale organizzazione è ripetuta sul pavimento a marmi bianchi e verdi.

Tutto lo spazio risulta, in tal modo, perfettamente bilanciato e dà modo all'artista di esaltare lo sfondo sul quale colloca la rappresentazione di tre eventi successivi a ciò che accade intorno alla mensa collocata nella metà inferiore del riquadro, davanti ad una sorta di paratia.

l’ultima cena di cosimo rosselli nella cappella sistina

Una bianca tovaglia con frange e con un inserto ricamato riveste la tavola, al centro della quale si trovano le due figure chiave: Gesù e Giuda. Ciò che l'artista rappresenta non è infatti l'istituzione dell'Eucaristia, ma il momento in cui Cristo annuncia il tradimento dell’Iscariota. Così l’evangelista Giovanni riferisce le parole di Gesù: "Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone". (Gv 13, 21.26).

Gesù, vestito con una tunica rossa sovrastata da un mantello blu, simboli rispettivamente della sua umanità e della sua divinità, sta fissando Giuda che si trova di fronte a lui, dall'altra parte del tavolo, trattiene un boccone di cibo con la sinistra e alza la destra nel gesto dell'adlocutio ad indicare che sta parlando all'apostolo che lo tradirà. Davanti a lui si trova il calice nel quale si appresta ad intingere il boccone.

Giuda indossa una veste scura, sopra la quale si trova un misero mantello giallo, il colore del tradimento. Appoggia mollemente una mano sulla tavola e fissa Cristo; il suo sguardo è preoccupato e triste, in contrasto con l'espressione di Gesù. Porta lunghi capelli neri sopra i quali si sta arrampicando un diavolo, allusione all'affermazione dell'evangelista: "Dopo quel boccone Satana entrò in lui". (Gv 13, 27). In maniera molto significativa, l'artista colloca il traditore dalla parte del tavolo opposta a Cristo e agli altri commensali: Giuda si chiama fuori dal gruppo degli Apostoli, non ne condivide il cammino, si oppone al Maestro e cerca di ostacolare la sua opera di salvezza.

Alle sue spalle un gatto, animale simbolo dell'inganno e del tradimento, sfida un cane, immagine iconografica della fedeltà, destinata purtroppo a soccombere.

Il triste annuncio di Cristo, crea negli apostoli sentimenti di sgomento, che essi esprimono in diversi modi. A sinistra due apostoli stanno parlando tra loro: il primo ha lo sguardo mesto e tiene le mani sovrapposte sulla tavola, attonito e quasi incapace di qualsiasi gesto. Guarda il compagno alla sua sinistra, che gli sta parlando aprendo le mani in segno di sconcerto. Accanto a loro altri due si stanno confrontando: il primo si porta una mano al petto, dimostrando così il suo dolore; l'altro, probabilmente Andrea a giudicare dalla folta capigliatura e dalla vicinanza con il fratello Pietro, congiunge le mani, quasi a scongiurare che quanto annunciato dal Maestro si realizzi veramente. Alla destra di Cristo è seduto Pietro che sta guardando Giovanni, collocato dalla parte opposta rispetto a Gesù. Gli fa un cenno, come riferisce lo stesso Giovanni nel suo Vangelo, e gli dice: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». (Gv 13, 24).

Giovanni è ritratto con i tipici caratteri giovanili, senza barba e con i capelli ricci; indossa una tunica azzurra e si porta entrambe le mani al petto. Sembra chiedersi come sia possibile che uno di loro possa tradire il Maestro che egli tanto ama.

Accanto a lui un apostolo è quasi isolato; irrigidito e ristretto in sé fissa il traditore. Gli ultimi quattro compagni sono in conversazione a due a due. Il primo parla a colui che gli sta accanto, mentre alza entrambe le mani volgendo le palme, quasi a dissociarsi dal gesto di Giuda; l'altro appoggia il gomito destro alla tavola e punta il braccio sinistro, come a volersi alzare e fermare il traditore. Il penultimo congiunge le mani e, senza guardarlo, parla all'orecchio del commensale, che volge lo sguardo verso il basso e si porta una mano al petto, mostrando tutta la sua tristezza.

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In primo piano si trovano quattro brocche, due collocate in un catino e due all'esterno; nel catino si trovavano anche un vassoio e un vaso contenente aromi. Sono il riferimento alla lavanda dei piedi che Gesù compie all'interno della Cena per mostrare come i suoi discepoli debbano vivere la dimensione del servizio.

l’ultima cena di cosimo rosselli nella cappella sistina

"E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi" (Mc 14, 26): così annota l'evangelista Marco. Si tratta del versetto che unisce la scena in primo piano con il primo riquadro, a sinistra. Il contesto è del giardino denominato "Monte degli ulivi", l'altura a est di Gerusalemme. In primo piano, sulla destra, una staccionata davanti alla quale fa mostra di sé una pianta di acanto spinoso, simbolo della passione. A sinistra, sempre in primo piano, si trovano Pietro, al centro, Giacomo, a sinistra, e Giovanni, a destra: si tratta degli apostoli che Gesù aveva voluto con sé perché vegliassero in preghiera con lui. Essi però sono addormentati.

Gesù è collocato in posizione isolata. È in ginocchio e sta vivendo l'ora dell'angoscia e dello smarrimento. Con le mani alzate prega perché passi da lui il calice, simbolo della sofferenza; chiede però che sia fatta la volontà del Padre. Ecco che gli appare un angelo che gli porge un calice: egli dovrà affrontate la passione e la croce per sconfiggere la morte e salvare gli uomini.

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Al centro il secondo riquadro: l'arresto di Gesù. Lo sfondo è interamente occupato da una folta guarnigione di soldati, armati di lance. Vi sono poi i sommi sacerdoti e i capi del popolo che portano torce per illuminate la notte. Davanti a loro si stagliano le figure di Gesù e del traditore Giuda, che si protende verso il Maestro e lo bacia. Gesù lo guarda perché sta ponendo la domanda: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'Uomo?" (Lc 22, 48) Davanti a loro si trova Pietro, addosso al servo del sommo sacerdote a cui, con il pugnale che porta nella destra sta tagliando un orecchio. A questo punto ha senso il gesto che Gesù sta compiendo: sta indicando Pietro - che ricambia lo sguardo - e gli sta dicendo: "Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno" (Mt 26, 52).

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Il terzo riquadro rappresenta la scena della Crocifissione. Gerusalemme è sullo sfondo; tutto si svolge sulla collina del Golgota, il "luogo del cranio". A destra si trova Gesù crocifisso, affiancato dai due ladroni: quello a sinistra lo sta guardando, lo riconosce come Figlio di Dio e gli chiede di ricordarsi di lui quando sarà entrato nel suo regno; quello a destra, invece, si contorce sulla croce: non ha creduto in Gesù, lo ha insultato, e sperimenta l'abbandono.

Ai piedi della Croce, un soldato a cavallo si accinge a colpire con la lancia il costato di Gesù.

Maria, sopraffatta dal dolore, sta svenendo, sorretta da una delle donne che l'accompagnano; un'altra china il capo in segno di dolore, mentre la terza alza lo sguardo per contemplare Cristo crocifisso.

Pietro, in primo piano, si allontana dalla scena, vinto dalla confusione, dallo smarrimento e dalla paura.

Ai lati della scena si trovano quattro uomini vestiti con eleganti abiti rinascimentali. Uno di essi, a destra, volge lo sguardo all'osservatore e, alzando la destra, lo invita ad "entrare" nella scena.

Domenico Vescia

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