La CONSEGNA DELLE TAVOLE DELLA LEGGE di Cosimo Rosselli, nella Cappella Sistina

la consegna delle tavole della legge di cosimo rosselli, nella cappella sistina

Mosè è un uomo imponente e autorevole. La canizie lo contraddistingue: barba e capelli bianchi sono il segno della sua saggezza e della venerazione di cui è degno e che il popolo dovrebbe necessariamente attribuirgli. Purtroppo, nella sua vicenda, non sarà sempre così e, spesso, egli sperimenterà l’ingratitudine e la durezza di cuore.

la consegna delle tavole della legge di cosimo rosselli, nella cappella sistina

Tutto ciò emerge con chiarezza dalla Consegna delle tavole della legge, quarto pannello della parete destra della Cappella Sistina, dedicata alla Storie di Mosè e in stretta relazione con le Storie di Cristo affrescate sulla parete opposta. L’opera raffigura diversi episodi, tutti collegati tra loro sulla base della figura di Mosè, scelto da Dio per essere il legislatore del suo popolo.

Autore è Cosimo Rosselli, attivo nella Sistina tra il 1481 e il 1482, insieme a Domenico Ghirlandaio, Biagio d'Antonio Tucci, Pietro Perugino, Sandro Botticelli, chiamati da Sisto IV a realizzare il programma iconografico delle pareti, al di sopra di un primo ordine, decorato con un finto drappeggio. Ricchezza espressiva, cura dei particolari, vivacità delle tonalità sono alcuni tratti stilistici delle opere di questi artisti.

la consegna delle tavole della legge di cosimo rosselli, nella cappella sistina

La stessa figura di Mosè è il filo conduttore degli episodi rappresentati. È sempre vestito con una vistosa tunica gialla che lo identifica come figura appartenente al popolo ebraico; al di sopra indossa un ampio mantello verde, colore che designa la persona rivestita di autorità.

Lo sfondo è costituito da un paesaggio caratterizzato da un’ampia distesa d’acqua con colline digradanti, piccole imbarcazioni e con la presenza di una città. Si direbbe un contesto lacustre, quasi anticipazione degli sfondi raffaelleschi, ma fa pensare al Mar Rosso, attraverso il quale il popolo è passato, dando inizio alla marcia verso la terra promessa.

La natura lussureggiante - fatta di distese verdi, alberi, cespugli, macchie di vegetazione, colline - tradisce il realismo degli eventi rappresentati che si svolgono nel deserto.

La lettura dell’opera deve necessariamente avvenire in senso orario, partendo dalla porzione raffigurata in secondo piano, nella metà superiore del riquadro, a sinistra. Il popolo ebraico è accampato nel deserto, tre mesi dopo aver attraversato il Mar Rosso: ha piantato le tende che, collocate in prospettiva, evidenziano la popolosità di Israele. Un gruppetto di anziani, in crocchio, discute e si confronta in merito all’assenza di Mosè.

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Egli è sul Monte Sinai, rappresentato al centro dell’opera, dove rimarrà quaranta giorni e quaranta notti. Vale la pena osservare l’importanza del numero quaranta nella Bibbia: esso indica il tempo dell’incontro decisivo e la durata di un’esperienza determinante per la storia di una persona, ma anche dell’intero popolo. Mosè è inginocchiato e alza lo sguardo verso Dio che gli appare sullo sfondo di una nube, segno della manifestazione divina, circondato da cherubini e da serafini. La sua persona è circondata da un alone di luce e squarci luminosi attraversano la nube: è la gloria di Dio, l’Altissimo, terribile e grande. Mosè protende le mani, pronto ad accogliere le Tavole della Legge che Dio gli porge, insieme alle istruzioni riferite alle parole che egli dovrà comunicare al popolo. Significativamente Mosè non indossa il mantello verde perché in quel momento l’autorità appartiene solo a Dio. Ai piedi del monte è raffigurato Giosuè addormentato: egli ha accompagnato Mosè sul Sinai e sarà il suo successore alla guida del popolo.

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Al di sotto si trova la scena che racconta ciò a cui Mosè si trova di fronte non appena disceso dal monte. Come narrato dal Libro dell’Esodo al capitolo 32, il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, aveva chiesto ad Aronne di “fare un dio” ed egli aveva ordinato alle donne di togliere i pendenti che portavano alle orecchie; li aveva poi fatti fondere e aveva fabbricato di metallo fuso.

Il mattino successivo tutti si erano dati all’idolatria e avevano fatto festa attorno al vitello: è proprio in questo momento che Mosè scende dal monte. Come evidenziato nell’opera, il vitello d’oro è sopra un altare, davanti al quale due israeliti sono inginocchiati; tutt’attorno una gran folla, dotata di strumenti musicali, sta danzando, suonando e festeggiando.

Mosè è preso dall’ira: alza con forza il braccio destro, da cui cade il mantello e scaglia a terra la prima delle due tavole. Alle sue spalle Giosuè tiene le mani base, con le dita intrecciate, in segno di delusione.

la consegna delle tavole della legge di cosimo rosselli, nella cappella sistina

La punizione sarà spietata, come si vede nella rappresentazione, in alto a destra. Sullo sfondo dell’accampamento Mosè è in compagnia di Giosuè, alla sua sinistra, e dei figli di Levi che avevano scelto di “stare con il Signore” (Es 32, 26). Sono essi ad aiutarlo a punire i responsabili del sacrilegio, circa tremila persone, passate a fil di spade e decapitate, come si nota dai particolari dell’uomo con le spalle al suolo e di alcune teste mozzate.

A questo punto Mosè decide di tornare sul monte dove il Signore scriverà su nuove tavole le parole dell’alleanza, le “dieci parole”. Dopo quaranta giorni, Mosè ridiscende dal monte.

la consegna delle tavole della legge di cosimo rosselli, nella cappella sistina

Il momento del suo ritorno nell’accampamento è raffigurato in primo piano, in basso a sinistra. Egli tiene nelle mani le tavole ed il suo volto emana luce, dal momento che la pelle del suo viso è “diventata raggiante” (Es 34, 29) dal momento che ha parlato con Dio. L’artista rappresenta Mosè con due raggi sulla fronte e sottolinea l’intensità della luce promanata dal suo volto attraverso l’atteggiamento delle persone che gli stanno davanti: alcuni si riparano gli occhi con le mani, altri addirittura si voltano, non riuscendo a reggere lo splendore.

È interessante notare la presenza di due giovani, un uomo e la donna, in primo piano, sulla destra dell’opera: si prendono per mano e stanno danzando. Sul versante iconologico essi rappresentano l’alleanza, non solo in riferimento al patto concluso da Dio con il suo popolo attraverso la mediazione di Mosè, ma soprattutto in rapporto a quell’alleanza nuova ed eterna, rappresentata da Cristo, prefigurato da Mosè.

Domenico Vescia

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