È la rappresentazione più antica delle città di Betlemme e di Gerusalemme nel contesto della decorazione di un edificio sacro.
Siamo nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nella prima metà del V secolo, ai tempi di Papa Sisto III che, tra il 432 – 440, fa realizzare e decorare a mosaico l’Arco Trionfale con l’intento di celebrare la divinità di Cristo solennemente definita nel Concilio di Efeso del 431.

Le due città sono raffigurate alla base dell’arco: Gerusalemme a sinistra e Betlemme a destra.
Gerusalemme – identificata dall’epigrafe posta in alto, a destra - è raffigurata come una città dalla pianta esagonale, circondata da alte mura munite di torri angolari. Un’imponente porta senza battenti immette in un’ideale strada affiancata da alte colonne con capitello e trabeazione. Dalla chiave di volta dell’arco pende una croce dorata, affiancata da due grandi pietre preziose, anch’esse pendenti. All’interno si distinguono imponenti edifici dall’architettura romana: una struttura a pianta centrale e cupola, un palazzo con facciata definita da colonne e frontone, un altro edificio colonnato.
Le mura auree sono costellate di gemme dalle diverse forme e da perle disposte in modo regolare e simmetrico. Si tratta della Gerusalemme descritta nel Libro dell’Apocalisse, la nuova Gerusalemme, destinata a rivestire il ruolo di sposa di Cristo.
È decorata di gemme perché è “Come una sposa adorna per suo sposo” (Ap 21, 2); “Risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino” (Ap 21, 10). In essa non vi è tempio, “Perché il Signore Dio e l’Agnello sono il suo tempio” (Ap 21, 22). “La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello” (Ap 21, 23).
La Gerusalemme celeste è immagine di quanto accadrà al ritorno di Cristo – la parusìa – quando Egli sarà tutto in tutti e sarà svelato il vero senso della storia.
Guardare alla Gerusalemme celeste significa, per il cristiano, sapere di essere già nella dimensione dell’eternità, di vivere in un orizzonte di senso e di camminare verso la festa eterna del paradiso, verso il posto preparato per ciascuno fin dalla fondazione del mondo. Gerusalemme, inoltre, è Simbolo dell’Antico Testamento, della Rivelazione di Dio prima della venuta di Cristo e in funzione di essa. Da ultimo, la città è allusione all’unico Evento della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, seconda verità fondamentale della fede dei cristiani, accanto all’Incarnazione del Signore Gesù.

Dalla parte opposta dell’Arco Trionfale, in posizione simmetrica si trova la raffigurazione della città di Betlemme, resa con le stesse modalità compositive di Gerusalemme: dalla porta decorata con croce e gemme pendenti, alle alte mura gemmate, alle tossi angolari, agli edifici porticati e colonnati.
Betlemme è la città del Nuovo Testamento, compimento della Rivelazione, luogo della nascita del Salvatore. Essa rappresenta il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, prima delle due verità fondamentali della fede cristiana. È il luogo in cui ciascun uomo si riconosce amato da un Dio che, spinto dal suo immenso amore per gli uomini, ha assunto la loro stessa carne.
Davanti ad entrambe le città stanno sei agnelli. Essi sono evidentemente simbolo degli apostoli, chiamati ad essere testimoni dell’Incarnazione, Passione, Morte e risurrezione di Cristo e a portare il Vangelo di salvezza ad ogni popolo della terra. Significativamente si stanno dirigendo verso le porte delle due città, dal momento che essi possono predicare solo ciò che hanno sperimentato.
La raffigurazione delle due città e degli agnelli sarà un classico nelle rappresentazioni musive della Roma dei primi secoli cristiani, ma le immagini di Santa Maria Maggiore, realizzate ai tempi di Sisto III sono le prime e le più antiche.
Domenico Vescia