
Al di sotto della scenografica Incoronazione della Vergine, che occupa interamente il catino dell'abside della Basilica di Santa Maria Maggiore, si trova un pannello di straordinaria suggestione. Si tratta della Dormitio Virginis - la "Dormizione di Maria" - un tema caro soprattutto alla spiritualità e alla tradizione orientali a cui l'opera si ispira.
La presenza di una simile rappresentazione nel primo e principale tempio mariano dell'Occidente dice della sensibilità di Niccolò IV, committente dell'opera, e dell'ordine francescano a cui egli apparteneva rispetto al mondo orientale e alla sua spiritualità, anche in seguito ai contatti resi possibili dall’esperienza delle Crociate.
Autore dell'opera è Jacopo Torriti, che la realizza tra il 1295 - 1296.
Al centro esatto della scena si trova Maria, distesa sul letto funebre, riccamente panneggiato e ricoperto di un candido lenzuolo.
È avvolta nel marphorion, il mantello blu che allude al fatto che su di Lei è sceso lo Spirito Santo. Ha gli occhi chiusi e il capo lievemente rialzato. Non importa che la raffigurazione sia priva di prospettiva, tanto che il corpo sembra reclinato verso l'osservatore e gli altri personaggi paiono collocati in sequenza; ciò che sta a cuore all’artista è il coinvolgimento del fedele nell'evento rappresentato.
Davanti e dietro il letto funebre stanno gli apostoli, alcuni chiaramente identificabili. Dietro al capo della Vergine si trova Pietro, riconoscibile dalla capigliatura e dalla barba canute. Con la destra regge un turibolo con il quale è intento ad incensare il corpo di Maria; con l'altra mano invece solleva un lembo del suo mantello su cui è impressa la gammadia Z, iniziale della parola greca "zoe" - vita. Dietro di lui si trova Andrea, dai tratti somatici molto simili al fratello Pietro, seguito forse da Giovanni, intento a discorrere con un altro apostolo al quale sta parlando di Maria, di cui egli era diventato "figlio adottivo", secondo le parole di Cristo sulla Croce.
Un ultimo apostolo chiude la serie: volge le spalle e sembra avere il volto corrucciato o forse pensoso. Ai piedi della Vergine si trova Paolo, riconoscibile per l'accentuata stempiatura e la barba a punta; si sta inchinando davanti a Maria e la sta venerando, come evidenziano le due mani giunte. Pur non essendo dei dodici ha il titolo di apostolo ed è chiamato a diffondere la buona notizia di Cristo. Dietro di lui un altro apostolo si inchina e altri quattro parlano tra loro a due a due.
Dietro gli apostoli, a sinistra, si trovano alcune raffigurazioni di ecclesiastici, tra cui la critica riconosce Dionigi l'Aeropagita; a destra invece sta il gruppo delle pie donne.
Davanti al feretro, di dimensioni ridotte, sono rappresentati tre personaggi inginocchiati: il primo da sinistra, con abito rosso e cuffia bianca, è probabilmente il cardinale Colonna; e gli altri due potrebbero essere identificati con san Francesco e sant'Antonio, già raffigurati nel catino absidale.
Al lati del pannello sono raffigurati due monti, identificabili grazie alle didascalie apposte dallo stesso Torriti: a sinistra il Monte Sion e, a destra, il Monte degli Ulivi. Secondo un'antichissima tradizione, infatti, nella Valle di Giosafat, collocata appunto tra i due monti, si trovava la tomba sella Vergine.
A parere di alcuni studiosi, gli edifici che compaiono sul Monte Sion - una fortificazione e una colonna sormontata dalla Croce - e la costruzione tra alberi stilizzati sul Monte degli Ulivi sono citazioni di monumenti ancora esistenti in Terrasanta all'epoca di realizzazione del mosaico.
Accanto al Monte Sion, si trovano quattro figure: la prima, coronata, è certamente il re Davide, identificato anche dalla lettera D; la seconda è un personaggio dotato di folta barba; le altre due potrebbero essere identificate con Mosè ed Elia. Dalla rocca posta sul Monte Sion, si affacciano alcuni personaggi: uno di essi è coronato e un altro, in secondo piano, sventola una bandiera. Si tratta di figure di crociati, anche in riferimento all'invito rivolto da Niccolò IV ad organizzare una crociata in seguito alla caduta di alcuni regni cristiani durante il suo pontificato.
Al di sopra del letto funebre su cui giace il corpo di Maria è raffigurato Cristo che, sulla mano sinistra e sull'avambraccio tiene L'animula della Madre. Il Salvatore è effigiato all'interno della mandorla iridata, elemento iconografico che rimanda alla sua Risurrezione e, contemporaneamente alla sua duplice natura, divina e umana. La mandorla è come sostenuta da cherubini, caratterizzati da ali multicolori. Uno di essi, in secondo piano, accanto viso della Vergine, sta facendo compianto su di lei; l'altro, vicino ai suoi piedi, protende le mani coperte da un panno, segno di venerazione, come per accogliere l'anima di Maria, da consegnare direttamente al Figlio Gesù.
Il tema del transito di Maria, cioè del suo passaggio dalla vita terrena alla vita eterna, è stato trattato con molta delicatezza dai cristiani di ogni tempo, a motivo della devozione da sempre espressa nei confronti della Madre di Dio. Dal momento che il Nuovo Testamento non dà notizie circa la conclusione della vita di Maria, la riflessione è stata demandata alla teologia, nell'ambito della quale alcuni autori parlano di morte naturale, altri di addormentamento. Certo è che Ella è stata Assunta in cielo in anima e corpo, terminata la sua vita terrena.
L'animula che Cristo tiene in braccio nell'opera di Santa Maria Maggiore è dunque la sua stessa Madre che passa da questo mondo all’ eternità. È vestita di bianco, il colore che definisce una vita terrena tutta dedita a Dio e, nello stesso tempo, il colore della festa eterna che l'attende. Ha le mani giunte, in segno di unione con il suo stesso Figlio a cui china il capo.
La figura di Cristo è ritratta con la tunica rossa, allusione alla sua umanità, e con il manto blu, ad evidenziare la sua divinità. Intorno al capo ha un nimbo dorato che racchiude una croce, segno del suo sacrificio; ha lo sguardo fisso verso l'osservatore, ad indicare che egli, vivo e risorto, siede eternamente alla destra del Padre.
Al di sopra della rappresentazione della Dormitio Virginis sta il Grande clipeo con l’Incoronazione di Maria, naturale conseguenza del destino di Gloria della Madre di Dio
Domenico Vescia