LA CROCIFISSIONE DI S. MARIA ANTIQUA AL FORO

Una morte senza pungiglione

LA CROCIFISSIONE DI S. MARIA ANTIQUA AL FORO

Siamo in una parte delle cosiddette Dimore imperiali, frutto dell’ampliamento voluto da Caligola e poi da Domiziano, desiderosi di dotare la residenza degli imperatori sul Palatino di un ingresso monumentale che affacci sul Foro Romano. Qui si trova una serie di piccolo ambienti – anticamera, sala d’attesa e portici - che il generale bizantino Narsete, dopo la vittoria sui Goti e dopo essersi installato a Roma ripopolando le dimore imperiali, decide di trasformare in chiesa.

Siamo intorno all’anno 565 d.C.; Roma è ormai cristiana e i dominatori bizantini sono portatori di un particolare stile nel campo dell’arte: figure rappresentate nella loro dignità divina, ritratte frontalmente, con espressioni solenni e ieratiche, colte in gesti dal profondo valore simbolico, senza preoccupazione per la resa dello spazio e per il realismo delle scene. Ciò che viene raffigurato deve trasportare l’osservatore in un’altra dimensione: quella della storia sacra, all’interno della quale Dio viene incontro all’uomo e lo salva.

LA CROCIFISSIONE DI S. MARIA ANTIQUA AL FORO

S. Maria Antiqua, la chiesa fondata da Narsete, diventa un luogo artisticamente pregevole, una sorta di Cappella Sistina dell’età antica a causa dei continui abbellimenti che la dotano di un vasto progetto iconografico. Purtroppo, nel 847, un rovinoso terremoto la seppellisce sotto le macerie dei palazzi imperiali; conoscerà l’abbandono fino a tutto l’Ottocento, quando verrà dato il via ad una serie di campagne di scavo e di restauro che termineranno solo nel 2012.

Nella zona absidale troviamo una stupenda Crocifissione di autore ignoto, databile tra il VI e il VII secolo.

LA CROCIFISSIONE DI S. MARIA ANTIQUA AL FORO

L’artista, rispetto allo stile dell’epoca dimostra una certa sensibilità al contesto: colloca la scena all’interno di un ambiente montuoso, in riferimento al Golgota, il Calvario, luogo della Crocifissione. Mentre la montagna a sinistra, di colore marrone, è una sorta di macchia di colore compatta, la roccia grigia a destra evidenzia un timido tentativo di resa della profondità, grazie alla rappresentazione di semplici balze.

Un altro particolare interessante: la scena avviene su una sorta di palcoscenico, grazie alla rappresentazione delle figure di Maria e di Giovanni su un piano diverso e con dimensioni maggiori rispetto ad altri due personaggi, più vicini alla croce, collocati leggermente più in alto e di dimensioni inferiori, come se fossero arretrati.

In primo piano e in posizione avanzata, anche grazie alle maggiori proporzioni del corpo, è la figura di Cristo Crocifisso.

Egli è inchiodato alla Croce, ma non è morto. Non è neppure sofferente. È un Christus triumphans: è vivo, glorioso e già annuncia la sua Risurrezione. La Croce diventa così una sorta di trono, da cui egli raccoglie il trionfo, dopo aver sconfitto il peccato e la morte.

LA CROCIFISSIONE DI S. MARIA ANTIQUA AL FOROo

Lo sguardo, leggermente mesto, è rivolto a destra, verso la Madre che sta ai piedi della Croce. Gli occhi sono aperti. Il volto è incorniciato da lunghi capelli che scendono sulle spalle e da un filo di barba, ad indicare autorevolezza.

Dietro al suo capo si trova l’aureola crociata, di cui sono visibili solo tre braccia, a richiamare le tre persone della SS.ma Trinità.

Al di sopra del capo si trova il Titulus crucis, con la motivazione della condanna: Gesù nazareno, Re dei Giudei.

Le braccia di Cristo sono inchiodate alla Croce, attraverso i chiodi confitti nel palmo delle mani, ma non sono pendenti, a rafforzare la percezione che egli sia vivo. I piedi non sono sovrapposti, ma sono inchiodati separatamente.

La figura, nel suo complesso, è ritta, ieratica; si osserva solo una leggera scorciatura, data dal ginocchio destro.

Ciò che ci colpisce è il fatto che il Salvatore sia ritratto vestito. Indossa il colobium, la tunica senza maniche o con maniche molto corte, di derivazione militare, usata dai primi monaci. Questo particolare assume un significato fondamentale: esprime il sacerdozio di Cristo che si è fatto altare, vittima e sacerdote, come afferma il Prefazio V della liturgia romana.

LA CROCIFISSIONE DI S. MARIA ANTIQUA AL FORO

Sulla sinistra, vestita nell’abito scuro del dolore e del lutto, è rappresentata Maria. Ella è in piedi presso la Croce, come affermano i Vangeli. Ha le mani velate con un lembo del suo stesso mantello, a significare la sacralità dell’evento che si sta consumando: quello di Cristo suo Figlio è un sacrificio, riguarda Dio e santifica coloro per i quali è offerto.

La veste di Maria ha un ricamo prezioso, ad indicare la sua dignità di Madre di Dio.

Il suo sguardo incrocia quello del Figlio, in una intensa comunione di amore: Ella ha appena sentito le parole: “Donna, ecco tuo figlio!” (Gv 19, 26), con le quali Gesù le affida l’apostolo Giovanni.

LA CROCIFISSIONE DI S. MARIA ANTIQUA AL FORO

Sul lato opposto si trova proprio Giovanni, rivestito di una tunica bianca e di un mantello giallognolo. Nasconde la mano destra sotto il mantello e, con la sinistra, regge un prezioso evangeliario che ci fa pensare al racconto che l’Apostolo farà di ciò che ha visto e udito.

Sta fissando Maria che gli è appena stata affidata da Gesù con le parole: “Figlio, ecco tua Madre!” (Gv 19, 27).

Tra Maria e la Croce si trova il soldato che, con la lancia colpisce il costato di Gesù e che è identificato con la scritta Longinus, il nome che la tradizione cristiana gli assegna. Dalla sua gestualità, dalla posizione del suo corpo e, in particolare, dei suoi piedi, sembra aver appena trafitto il costato che appare aperto, dietro allo strappo leggermente visibile sul colobium.

Sul lato opposto un altro soldato, attraverso una spugna legata ad una canna, sta offrendo a Gesù l’aceto che ha appena attinto da un vaso posto vicino ai suoi piedi.

I personaggi poggiano su una roccia, in una spaccatura della quale viene issata la croce, realisticamente fermata con tre cunei.

Il particolare della roccia è enfatizzato, certamente per aiutare l’osservatore a pensare al sepolcro nuovo che Giuseppe di Arimatea offre per la sepoltura di Cristo. Da quella roccia scavata uscirà il Risorto, vivo e glorioso.

E così, di fronte alla Crocifissione di Santa Maria Antiqua, il fedele può riflettere sullo straordinario versetto 55, del capitolo 15 della Prima lettera ai Corinzi: “Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?”.


Domenico Vescia