ZACCARIA, IL PROFETA CHE ANNUNCIA LA RINASCITA

La raffigurazione michelangiolesca sulla Volta della Cappella Sistina

ZACCARIA cappella sistina

È talmente assorto nella lettura e nella sua riflessione da non accorgersi neppure della scomodità della sua posizione, con la gamba sinistra fortemente ripiegata, come lascia intuire il panneggio del mantello, e la destra più in basso, con il piede puntato.

Lo aveva già osservato Giorgio Vasari, dicendo che il profeta Zaccaria dipinto da Michelangelo: "cercando per il libro scritto d’una cosa che egli non truova, sta con una gamba alta e l’atra bassa; e mentre che la furia del cercare quel ch’e’ non truova lo fa star così, non si ricorda del disagio che egli in così fatta positura patisce".

ZACCARIA cappella sistina

L'artista lo realizza ad affresco – intorno al 1508 - proprio sopra la porta d'ingresso della Cappella Sistina, quella da cui entravano le processioni papali per dare inizio alle celebrazioni più solenni. Il profeta - come tutti i suoi "colleghi" rappresentati sulla volta - siede su un imponente e spazioso scranno marmoreo, dentro una nicchia pure di marmo, delimitata da due pilastri che, nella parte inferiore, sono sovrapposti da piccole colonnine da balaustra che reggono sottili mensole su cui, nella parte superiore, poggiano i piedi coppie di putti che si guardano e sembrano giocare tra loro.

Il profeta è ritratto di profilo. Ha una corporatura imponente, accentuata dalla posizione del corpo e dal modo di stare seduto. Indossa un'ampia tunica quasi dorata, con un colletto di color azzurro intenso. La spalla sinistra sostiene un mantello di colore rosso che scende dietro la schiena ed è raccolto all'altezza del grembo. Le gambe, invece, sono coperte da un mantello verde acqua.

Naturalmente, sul versante iconografico, i colori scelti dall’artista veicolano precisi significati: la tonalità dorata della tunica richiama la santità e il celeste del colletto si riferisce alla contemplazione, l’atteggiamento che il profeta deve mettere in atto per ascoltare ciò che Dio chiede, in modo da trasmetterlo agli israeliti. Il rosso del mantello superiore richiama l’amore che il profeta deve nutrire per il popolo e il verde del mantello inferiore allude alla speranza che gli ebrei, usciti dall’esilio, devono nutrire verso le promesse di Dio.

ZACCARIA cappella sistina

Zaccaria porta capelli cortissimi e una barba lunga e ondulata.

Il suo volto è intenso. Ha gli occhi socchiusi, quasi stia riflettendo su ciò che ha appena letto dal libro che tiene aperto davanti agli occhi. Non aveva visto bene, il Vasari: il profeta non sta cercando sul libro qualcosa che non trova, ma, dopo aver scorso le pagine fino a quella su cui ha voluto concentrare l'attenzione, socchiude gli occhi per riflettere su ciò che ha appena letto. Infatti alcune pagine del libro sono fermate con le dita, tanto della mano destra, quanto della sinistra; altre invece sono lasciate libere, quasi il profeta non abbia avuto neppure il tempo di raccoglierle con la destra, attratto com’è da ciò che recita il testo cercato.

Due figure lo accompagnano. Sono rappresentate in secondo piano, di profilo. I tratti del loro volto sono dolci e raffinati; hanno un incarnato chiaro e portano capigliature morbide e mosse. La figura con la capigliatura bionda è una fanciulla: tiene lo sguardo basso e abbraccia il compagno, posandogli dolcemente sulle spalle il suo braccio sinistro, quasi per invitarlo a considerare qualcosa a cui ella sta pensando. In effetti la figura dai capelli castani sembra aver appena alzato il capo per osservare un particolare davanti a sé. Entrambi poi sono rivolti verso il Profeta, ma non lo stanno guardando. Chi sono? Secondo padre Heinrich Pfeiffer, studioso di iconografia, ogni profeta rappresentato sulla volta, insieme alle due figure che lo accompagnano, alludono – iconograficamente – alle tre facoltà dell’anima, trattate da Sant’Agostino nel De Trinitate: memoria intelletto e volontà.

Qui, Zaccaria rappresenta la volontà, la fanciulla allude alla memoria, il ragazzo all’intelletto [1].

Ma chi è Zaccaria?

È uno dei 12 profeti minori dell’Antico Testamento. Scrive all’indomani della liberazione del popolo di Israele dall’esilio a Babilonia. Siamo nel 538 a. C. Il profeta annuncia la benevolenza di Dio che salva il suo popolo e gli chiede di restargli fedele, senza commettere gli errori del passato.

Così si esprimono i versetti 7 e 8 del capitolo 8: Così dice il Signore degli eserciti: Ecco io salvo il mio popolo dall’oriente e dall’occidente; li ricondurrò ad abitare a Gerusalemme; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, nella fedeltà e nella giustizia.

Il Tempio di Gerusalemme – annuncia il Profeta – sarà ricostruito e così il popolo accoglierà la presenza e la benedizione del Signore.

È questo il motivo per cui Michelangelo affresca questo profeta proprio sopra l’ingresso della Sistina. Guardare in alto e vedere la figura di Zaccaria significa ricordarsi che Dio si rende presente in quel luogo santo, dove vengono celebrati i sacramenti e in cui viene innalzata la preghiera.

In particolare doveva rendersene conto il Papa Giulio II, che aveva commissionato a Michelangelo la decorazione della volta della Sistina. Egli, entrando nella Cappella e alzando lo sguardo, poteva riconoscersi nel volto di Zaccaria, dal momento che il viso del profeta somiglia notevolmente al suo: stessa calotta cranica, stessi lineamenti, medesimo sguardo…

Michelangelo, che aveva un rapporto piuttosto conflittuale con Giulio II, non rinuncia a fare in modo che la sua arte possa servire di monito allo stesso pontefice.



[1] HEINRICH W. PFEIFFER, La Sistina Svelata, Jaca Book, Milano 2007.


Domenico Vescia