ISAIA, IL PROFETA CHE GUARDA MARIA

La raffigurazione michelangiolesca sulla Volta della Cappella Sistina

Isaia cappella sistina

Ha appena letto un passo dal grande libro che ha da poco richiuso e che, con la mano destra, ha posto di lato e sistemato sotto il braccio. Ha sollevato il capo che prima teneva reclinato nella lettura di una pagina ben precisa, reggendo la fronte con la mano sinistra. Un passo di quel grande libro ha catturato la sua attenzione e lo ha indotto a girarsi; non ha perso tuttavia la concentrazione, tanto che l’indice della mano sinistra è rimasto sollevato.

Isaia cappella sistina

Il corpo rimane dritto, frontale, ma il busto si volge verso sinistra, per permettere al Profeta di osservare qualcosa o qualcuno.

Le palpebre socchiuse lo aiutano ad aguzzare la vista e, nello stesso tempo, a non perdere il filo della meditazione.

Perché questi gesti, questo atteggiamento strano? Da cosa è attratta l’attenzione di Isaia? Dove sta guardando? Per quali motivi Michelangelo decide di rappresentare così il più famoso dei profeti?

Per rispondere a questi interrogativi e per comprendere ciò che la figura di Isaia trasmette e insegna, occorre considerare come era la Cappella Sistina negli anni in cui Michelangelo fu chiamato ad affrescare la volta.

Sul fondo della Cappella, dove ora campeggia il grandioso Giudizio Universale, affrescato dallo stesso Michelangelo a partire dal 1536, si trovavano due grandi riquadri, delle stesse proporzioni di quelli che erano stati realizzati sulle pareti laterali: Essi occupavano la fascia centrale della parete e rappresentavano la prima scena delle "Storie di Mosè", a sinistra, e la prima delle "Storie di Cristo”, a destra, entrambe opere di Pietro Perugino, uno dei più importanti artisti della stagione rinascimentale. Al di sopra iniziava la sequenza dei pontefici e due lunette dipinte dallo stesso Michelangelo con figure degli antenati di Cristo.

Al centro, in basso, si trovava la pala d'altare che rappresentava Maria Immacolata Assunta in cielo, ancora opera del Perugino. Ormai perduta, la pala era di consistenti dimensioni, tanto da costituire il centro focale degli sguardi di chiunque entrasse nella Cappella per le celebrazioni.

Isaia cappella sistina

È proprio l’opera del Perugino il punto d'arrivo dello sguardo di Isaia che si affaccia dalla volta.

Consapevoli di questo, possiamo ora fermare l’attenzione sul libro che il Profeta ha chiuso, ma senza alcuna intenzione di perdere il segno, tanto da insinuare il suo dito mignolo tra le pagine. Se calcoliamo lo spessore e raffrontiamo le pagine già affrontate con quelle ancora da leggere, possiamo dedurre che il Profeta stava leggendo il capitolo VII del suo stesso Libro. Del resto, proprio lì si trova un passo che giustifica lo sguardo diretto alla raffigurazione della Madonna che campeggiava sopra l’altare: Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele [che significa Dio con noi].

Si tratta di uno dei versetti più famosi del Libro del profeta Isaia, che il Vangelo di Matteo cita per spiegare la nascita di Gesù.

È come se Michelangelo abbia voluto “fotografare” il Profeta mentre legge questo passo e pensa che quella Vergine che concepisce è proprio Maria, la stessa che il Perugino aveva dipinto e che si trova a pochi passi da lui.

Egli la osserva, ma tiene le palpebre socchiuse perché è uomo dell’Antico Testamento che profetizza, ma non può vedere nitidamente ciò che accadrà dopo l’Annunciazione, quando Gesù sarà concepito nel grembo di Maria Vergine.

Il profeta è vestito con una tunica bianca dalle ombreggiature gialle. Porta un mantello internamente azzurro ed esternamente rosaceo che si gonfia al vento, ad indicare l’azione dello Spirito Santo.

Isaia cappella sistina

Il suo viso corrisponde a quello di un uomo di mezza età: ha la pelle olivastra e un naso pronunciato. Ha i capelli grigi e increspati, anch’essi sottoposti all’azione del vento. I suoi piedi sono incrociati, come a cercare una posizione comoda per dedicarsi alla meditazione,

Come tutti gli altri profeti è accompagnato da due figure allegoriche.

In secondo piano, seminascosta, si trova una bambina dalla capigliatura bruna e riccia che indossa una veste arancione sottoposta all’aria. Avanzato rispetto a lei si mostra un giovane ragazzo che indossa un lungo mantello che il vento sospinge verso il fondo della scena. Porta una capigliatura bionda ed intensamente riccioluta. Egli si volge verso il Profeta e gli parla, come per invitarlo a guardare verso la Pala d’Altare. Con la mano e il pollice alzato, inoltre, gli indica la direzione giusta verso la quale egli deve dirigere il suo sguardo.

Nell’interpretazione proposta da Padre Heinrich Pfeiffer, impegnato ad comprendere le figure nell’ottica di quanto proposto da Sant’Agostino nel De Trinitate, questo ragazzo simboleggia la volontà, mentre la sua compagna, sullo sfondo, rappresenta la memoria; il profeta invece incarna l’intelletto.

Entrare nella Sistina ed alzare gli occhi verso lo scranno su cui siede Isaia, osservare la direzione del suo sguardo e comprendere che egli sta guardando Maria, significa, ancora una volta, contemplare i prodigi che Dio compie per la salvezza dell’uomo. Questo è l’intento di Michelangelo.


Domenico Vescia