Giotto, Dio avvia la riconciliazione, inviando l’Arcangelo Gabriele, 1303-1305 circa, affresco con inserto a tempera su tavola, 230 x 690 cm, Padova, Cappella degli Scrovegni
È l'inizio della Redenzione, il compimento del progetto di Dio su ogni uomo. Il Verbo, per mezzo del quale tutto è stato creato, l'eterno Figlio del Padre entra nella storia e cammina tra gli uomini, dopo aver preso carne nel grembo di Maria.
L'Annunciazione è l'evento che attua tutto questo disegno.
Giotto avrebbe potuto raffigurare soltanto il momento in cui l'Arcangelo Gabriele si mostra a Maria per rivelarle che Dio l'ha prescelta per essere la Madre del suo Figlio; sceglie invece di rappresentare il luogo dell’eterno Consiglio da collocare nella lunetta sopra la scena dell'Annunciazione, con cui è in stretta relazione.
La figura di Dio Padre è realizzata a tempera su tavola e costituisce un inserto nel contesto dell'affresco. Pur molto deteriorata, l'opera mostra una figura imponente e ieratica, seduta su un trono solenne, mentre compie un gesto benedicente con la mano destra e regge uno scettro con la sinistra.
Alla sua sinistra, ritto, si trova l'Arcangelo Gabriele, appena convocato perché attui la missione che Dio stesso gli affida. Ha le braccia conserte ad indicare il suo ruolo di esecutore di una decisione divina e, nello stesso tempo, uno stato d’animo contemplativo e adorante. È rivestito di un’ampia tunica bianca, con i bordi dorati, a simboleggiare la sua dignità di creatura angelica, sempre immersa nella contemplazione di Dio, come testimonia anche il suo sguardo.
Di fronte a lui, in simmetria, un’altra figura sembra avvicinarsi al trono di Dio, come per attingere alla sua eterna sapienza.
Tutt’intorno si trova la corte angelica, costituita da 13 grandi figure sulla sinistra e altrettante sulla destra. La loro disposizione è suggestiva: costituisce una sorta di corona attorno al trono di Dio e conferisce profondità alla scena. Le figure sono “consistenti”: hanno spessore, si muovono, mostrano i loro tratti caratteristici. Giotto è preoccupato di presentarle nell’atto di adorare Dio, cantando le sue lodi e quasi danzando intorno a lui. Dipinge alcune delle loro aureole su parti dell’intonaco in rilievo; in questo modo, dona all’osservatore la sensazione di trovarsi di fronte ad un autentico coro angelico che danza attorno a Colui che “tutto muove”.
Il gruppo di destra è meglio conservato e mostra lo splendore degli abiti che sfumano dal bianco, all’azzurro, dal verde al marrone e su cui campeggiano decorazioni dorate. Lo stesso vale per la schiera di sinistra, nonostante le figure appaiano rovinate.
Agli estremi della lunetta si trovano altri angeli, tre per parte, di dimensioni minori; sono parzialmente sovrapposti e indossano mantelli verdi sopra le loro tuniche candide. Si tratta di angeli musicanti, impegnati a suonare piccoli fluati che diffondono armonia attorno al trono dell’Altissimo, collocato al di sopra di tre gradini poligonali e finemente decorati.
Giotto, Angelo annunciante, 1306 circa, 150 x 195 cm, Padova, Cappella
degli Scrovegni
Giotto, Vergine annunciata, 1306 circa, 150 x 195 cm, Padova, Cappella degli Scrovegni
Il progetto di salvezza da parte di Dio, rappresentato nella lunetta dell’arco trionfale, si attua nell’evento dell’Annunciazione, raffigurato all’interno di due piccoli ambienti affrescati nel registro sottostante.
Molto interessante è la prospettiva con cui sono rese le due stanze: essa è costruita in modo tale da orientare verso l’esterno lo sguardo dell’osservatore, consentendogli di percepire ambienti ampi e collegati tra loro. Entrambe le stanze presentano, nella parte superiore, due logge aggettanti, costituite da un parapetto a specchiature e da eleganti archetti trilobati di gusto gotico. I due balconi più interni sono uniti attraverso un’asta lungo la quale scorrono gli anelli che sorreggono due tende, la cui parte inferiore è fermata all’interno dei parapetti.
Entrambe le stanze si aprono come due sipari, grazie ad una lunga tenda, trasportata ai lati e annodata a mezza altezza.
Nella stanza di sinistra è collocato l’Arcangelo annunziante, dalla ricca capigliatura bionda e dalle imponenti ali. È rivestito di un’ampia tunica bordata d’oro e di un mantello abbondantemente panneggiato. Si inginocchia davanti alla Vergine e le porta la benedizione di Dio, accompagnando con il gesto della mano le parole: “Ti saluto, o piena di grazia”.
Maria risponde con il medesimo gesto: si genuflette davanti all’angelo, riconoscendo in lui il messaggero di Dio. Come già Gabriele nella rappresentazione superiore, incrocia le braccia sul petto, in segno di umile accettazione di quello che il Signore le chiede.
Indossa un’ampia veste di foggia medievale e porta i capelli raccolti sul capo.
Si trova dentro una stanza impreziosita da un cassettone, a significare che Ella stava preparando le nozze con Giuseppe, suo promesso sposo. Per lei i piani di Dio hanno in serbo altro, poiché lo Spirito Santo sta scendendo su di lei. Forse a questo alludono le due tende mosse dal vento, accanto ai loggiati più interni.
I gesti con cui la Vergine è presentata, la dolcezza e, nello stesso tempo, la compostezza della sua figura trasmettono un senso di grande dignità.
Una luce rossa illumina l’interno della stanza, evidente allusione all’irrompere dello Spirito, ma anche alla manifestazione dell’amore di Dio, che manda il suo Figlio ad incarnarsi nel grembo di Maria per la redenzione dell’umanità.
Domenico Vescia