Figure dantesche

I GOLOSI, ovvero LA GOLA NON È GOLOSITÀ

Dante Alighieri i Golosi

Il cerchio in cui sono punite le anime dei golosi - il terzo - è quello

[…] de la piova

etterna, maladetta, fredda e greve;

regola e qualità mai non l’è nova.

Grandine grossa, acqua tinta e neve

per l’aere tenebroso si riversa;

pute la terra che questo riceve.

Un'atmosfera di grande disagio che coinvolge tutti i sensi: la vista fatica a funzionare a causa delle tenebre che invadono lo spazio; l'odorato è offeso dalla sensazione nauseabonda del fango originato dalla pioggia sporca, dalla grandine grossa e dalla neve scura; il tatto è tormentato dalle sgradevolissime sensazioni provocate sulla pelle da agenti atmosferici tanto fastidiosi.

A far soffrire l'udito contribuiscono poi i latrati lancinanti di Cerbero:

[…] fiera crudele e diversa,

con tre gole caninamente latra

sovra la gente che quivi è sommersa.

Manca il senso del gusto, vero protagonista del canto.

I golosi sono immersi nel fango maleodorante. Vengono continuamente scorticati dagli unghioni di Cerbero ed essi, che in vita erano abituati ad avvicinare le loro labbra alle pietanze più gustose, sono ora costretti ad accostarle alla melma nauseabonda in cui si trovano. Il contrappasso è chiaro, ma ciò che va esplicitato è il senso del coinvolgimento di tutti i sensi nella pena che i golosi sono costretti a subire.

Vista, udito, tatto, olfatto e gusto sono le condizioni necessarie perché la persona possa innanzitutto percepire se stessa in forma equilibrata. Ciò che viene visto, ascoltato, odorato, toccato o gustato "entra" in qualche modo nella persona, la modifica, ne determina la sensibilità e la personalità.

Accanto a ciò crea le condizioni perché l'individuo possa entrare in relazione con la realtà esterna a sé, con quel mondo costituito dalla relazione interpersonale.

Ma veniamo alla questione della gola.

Un uso smodato del cibo impedisce anzitutto un corretto rapporto con se stessi. La persona golosa trasferisce ogni suo desiderio e orienta ogni sua energia a soddisfare la propria tendenza a saziarsi, senza accorgersi che occorre altro per dare consistenza e valore alla propria esistenza. Le energie devono essere orientate alla ricerca della felicità e della realizzazione personale, grazie ad un uso equilibrato dei beni di cui si dispone.

Sul versante del rapporto con la realtà, l’individuo immerso nel vizio della gola sviluppa la tendenza ad impossessarsi delle persone e delle cose, a ritenere di poter manipolare qualsiasi situazione, a pensare di poter piegare e subordinare ogni cosa ai propri bisogni.

Ciò che, inoltre, rende pericolosissimo il vizio della gola, per Dante, oltre che per i filosofi e i teologi medievali, è il suo potere di causare altri vizi che determinano una relazione distorta con la realtà. La persona che non sa controllare il desiderio di impossessarsi del cibo farà lo stesso con le persone e svilupperà vizi come la lussuria, l'invidia e l'ira. Allo stesso modo non sarà in grado di trovare le energie necessarie per orientarsi al bene e si troverà imprigionato nel vizio dell'accidia.

i golosi Bosh

Un'immagine particolarmente esplicativa di ciò a cui porta il vizio della gola è costituita dall'opera realizzata dal pittore olandese Hieronymus Bosh tra il 1500 e il 1525 e dedicata ai Sette peccati capitali.

Nel settore dedicato al vizio della gola, il pittore rappresenta l'interno di un'abitazione dove due contadini sono intenti ad abbuffarsi, mangiando e bevendo in modo evidentemente smodato. Un bambino obeso si aggrappa alle ginocchia di uno dei due personaggi che, tutto intento a spolpare un cosciotto, rimane indifferente e quasi non si accorge di essere chiamato. L'ambiente è disordinato, a soqquadro e ingombro di oggetti che non hanno relazione tra loro; alcuni costituiscono un pericolo, come il fuoco in primo piano, lasciato ardere sul pavimento. È il segno iconografico del disordine morale e comportamentale a cui il vizio porta.

Non per nulla il simbolo del vizio della gola è il maiale, in riferimento al quale è immediato pensare alla sporcizia e all'odore nauseabondo della porcilaia.

Ecco allora che la gola non va scambiata con la golosità. Il vizio della gola, come afferma San Tommaso d'Aquino nella Summa Theologica, "non consiste nella materialità del cibo, ma nella brama di esso non regolata dalla ragione". Come sempre, in Dante e nella vita personale, è tutta questione di equilibrio.

Domenico Vescia

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