DAL PENNELLO DI BOTTICELLI, COME DALLA PENNA DI BOCCACCIO

Il Ritratto di Dante di uno dei più importanti maestri del Rinascimento

Dante Alighieri

Un inconfondibile profilo, quello disegnato e poi dipinto dal grande Sandro Botticelli, interprete tra i più grandi del Rinascimento fiorentino.

Botticelli

Nato nel 1445, allievo di Filippo Lippi e apprendista di Andrea del Verrocchio, Sandro Filipepi, detto Botticelli dal soprannome del fratello, entra a soli 27 anni nella cerchia di Lorenzo il Magnifico, diventandone uno degli artisti prediletti. Dalla corte medicea – presso la quale dipinge splendide opere a soggetto religioso, ma anche mitologico - viene chiamato a Roma per collaborare al programma iconografico della Cappella Sistina. Dopo la morte del suo mecenate e dopo essere rientrato a Firenze, il nostro artista si concentra su opere allegoriche, ritratti e soggetti religiosi, mentre la sua fama va in declino, a confronto con artisti del calibro di Leonardo e Michelangelo.

È nell’ultima fase della sua carriera, nel 1495, che Botticelli realizza il Ritratto di Dante, oggi parte di una collezione privata ginevrina.

Dante Botticelli

Si direbbe che l’immagine botticelliana del Sommo Poeta coincida con quella che la ritrattistica successiva ci ha consegnato: tratti marcati, naso aquilino, sguardo acuto e penetrante, corona di alloro, copricapo e abbigliamento dei notabili fiorentini.

La fonte di ispirazione è certamente il ritratto affrescato da Giotto e dalla sua Scuola presso la Cappella del Bargello, ma nel Dante botticelliano c’è di più e c’è da chiedersi da dove il nostro artista abbia ricavato gli elementi di cui si è servito.

Forse non si azzarda eccessivamente se si ipotizza che la fonte a cui Botticelli potrebbe aver attinto è la descrizione dell’aspetto fisico del poeta che ci ha consegnato Giovanni Boccaccio nel suo Trattatello in Laude di Dante, pubblicato in tre edizioni tra il 1351 e il 1372. In relazione alla figura del poeta, l’opera così si esprime:

Fu il nostro poeta di mediocre statura, ed ebbe il volto lungo, e il naso aquilino, le mascelle grandi, e il labro di sotto proteso tanto, che alquanto quel di sopra avanzava; nelle spalle alquanto curvo, e gli occhi anzi grossi che piccoli, e il color bruno, e i capelli e la barba crespi e neri, e sempre malinconico e pensoso. […]

Li suoi vestimenti sempre onestissimi furono, e l’abito conveniente alla maturità, e il suo andare grave e mansueto, e ne’ domestici costumi e ne’ pubblici mirabilmente fu composto e civile.

Fin qui, l’aspetto fisico, raffigurato da Botticelli in modo realistico, attraverso linee decisamente marcate che si stagliano su uno sfondo monocromatico. Ma c’è di più.

Dante botticelli viso

La figura del poeta è rappresentata di profilo, secondo una sensibilità tipica dell’Umanesimo che intendeva la ritrattistica come esaltazione delle qualità morali del personaggio raffigurato.

Botticelli fa sua questa esigenza, ritraendo Dante di profilo e in modo bidimensionale, senza nessuna preoccupazione per la resa della profondità.

In questo modo può proporre un ritratto esemplare, capace di celebrare un uomo dalle doti ammirevoli, la cui importanza supera il tempo. Possiamo ancora pensare che sulla sensibilità dell’artista abbiano pesato le parole di Boccaccio che così delinea la personalità di Dante:

Nel cibo e nel poto fu modestissimo. Né fu alcuno più vigilante di lui e negli studii e in qualunque altra sollecitudine il pugnesse.

Rade volte, se non domandato, parlava, quantunque eloquentissimo fosse.

Solitario fu molto e di pochi dimestico. E negli studii, quel tempo che lor poteva concedere, fu assiduo molto.

Fu ancora Dante di maravigliosa capacità e di memoria fermissima, come più volte nelle disputazioni in Parigi e altrove mostrò.

Fu similmente d’intelletto perspicacissimo e di sublime ingegno e, secondo che le sue opere dimostrano, furono le sue invenzioni mirabili e pellegrine assai.

Le doti di intelligenza e di memoria, gli studi, l’impegno intellettuale, l’eloquenza: ecco aspetti che Botticelli, sulla base di quanto Boccaccio ed altri avevano testimoniato, ha voluto tramandare con il suo ritratto.

A questo allude, in particolare, lo sguardo penetrante che l’artista ha saputo rappresentare. Dante guarda fisso dinanzi a sé, come se stia riflettendo intensamente su ciò che vede o come se mediti su una realtà spirituale visibile solo con gli occhi della fede, o ancora come se stia pensando ad una questione filosofica da proporre in una delle sue opere.

Certamente Botticelli è affascinato dalla personalità e dall’opera di Dante. Sappiamo dalla sua biografia che accetterà di realizzare 100 disegni per illustrare la Divina Commedia di cui, come afferma il Vasari, fu veramente “appassionato”.


Domenico Vescia


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