IL GIARDINO DEL PREVOSTO DI TREZZO: UN PARADISO TERRESTRE

Oggi ha ceduto il posto al nuovo oratorio, ma fino al secondo conflitto mondiale godeva di fama e prestigio.

Giuseppe Grisetti

C’era una volta… il giardino del Prevosto di Trezzo.

Occorre sapere che fino al 1947, il giardino del Prevosto trezzese fu oggetto delle cure di un giardiniere a tempo pieno, regolarmente stipendiato e iscritto nei libri paga della Parrocchia. A ricoprire l’incarico fu, per tradizione e per meriti “sul campo”, la famiglia Caccia, capeggiata da Giovanni, per ben 25 anni alle dipendenze di monsignor Giuseppe Grisetti.

Nel 1936, dopo la morte di Grisetti, il nuovo Prevosto - don Basilio Grazioli - ritenne opportuno sostituire il giardiniere. Chiamò una persona da fuori paese, ma dopo un anno, dovette ricredersi e la famiglia Caccia ritornò ad occupare l’antico incarico: per un anno fu la volta di Mario, sostituito poi dal fratello Paolo che lavorò ininterrottamente fino al 1948, alle dipendenze di don Pietro Misani e, alla dipartita di questi alla volta di Treviglio, di don Giuseppe Lazzari. A quest’ultimo toccò il triste incarico di porre termine alla presenza di un giardiniere regolarmente retribuito: ristrettezze economiche imponevano alle casse parrocchiali di “tirare la cinghia” e di affidarsi a qualche volenteroso e generoso volontario. Ancora una volta la famiglia Caccia non si tirò indietro e il nonno Giovanni – quello che era stato alle dipendenze di monsignor Grisetti – ricominciò a prendersi gratuitamente cura del giardino e dell’orto.

Fin qui è storia, ma conviene dare un’occhiata a come era il giardino del Prevosto. Chi lo ha visto negli anni del suo maggiore splendore, afferma con orgoglio che si trattava di una sorta di paradiso terrestre. Nella parte immediatamente prospiciente la casa prepositurale si trovavano aiuole, rosai e una graziosa fontana; sulla destra, a ridosso della parete della sacrestia, facevano bella mostra di sé piante rampicanti dagli abbondanti fiori. Non mancava una grande voliera, nella quale erano allevate specie rare di uccelli.

Il giardino propriamente detto si trovava nella parte sud, nella quale trovavano posto l’orto, il pollaio, la conigliera e un vasto appezzamento di terra su cui venivano coltivati i fiori che ornavano gli altari della Chiesa. In questa parte, fino a quando tenne la prevostura don Misani, funzionava il gioco delle bocce, utilizzato soprattutto da monsignor Grisetti che organizzava periodicamente accese sfide con gli uomini che gravitavano attorno alla Parrocchia.

Lungi però dal pensare che il buon Parroco perdesse troppo tempo nella sana attività sportiva: la sua occupazione principale – accanto alla cura pastorale del suo gregge – era la preghiera. Ecco allora che, al centro del giardino, fu costruito un viale alberato, con tanto di piacevole pergolato, sotto il quale i sacerdoti della Parrocchia – Prevosto in testa – recitavano il breviario. C’è da credere tuttavia che il loro sguardo fosse spesso rapito dalla vista delle lussureggianti piante da frutto collocate proprio a ridosso del pergolato: viti, ciliegi, fragole e persino quattro piante di castagno. In grandi vasi erano collocate bellissime piante di limone che, d’inverno, venivano collocate in un’ampia serra, dove trovava spazio anche la coltivazione di fiori così da garantire l’addobbo per gli altari da ottobre a ridosso della quaresima.

Come si può facilmente dedurre, ogni zolla era sfruttata e tenacemente coltivata. Gli sforzi furono raddoppiati durante la Seconda guerra mondiale, quando – per espressa volontà del Prevosto Misani – il terreno fu adibito a coltivazione di grano, per contribuire a sfamare le famiglie povere del paese. Un’altra categoria di persone fu in un certo senso “sfamata”, seppure qualche anno prima: si tratta degli architetti e delle maestranze impegnate, dal 1915 al 1924, nei restauri della Chiesa voluti da monsignor Grisetti. Spesso vennero visti lasciare il cantiere con al seguito la frutta, la verdura i polli e i conigli provenienti dal giardino del Prevosto. E così il buon monsignor Grisetti poté risparmiare sui compensi.

Villa Arcivescovile di Groppello

La Villa Arcivescovile di Groppello in un’antica stampa

Un paradiso, è stato detto… Tale sarà stato certamente definito anche dal Cardinale Andrea Carlo Ferrari (Arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921) e dal Cardinale Eugenio Tosi (Arcivescovo di Milano dal 1922 al 1929) che, durante le vacanze estive, dalla vicina residenza arcivescovile di Groppello, giungevano volentieri a Trezzo per soggiornare nel giardino parrocchiale, in compagnia di monsignor Grisetti.

Eugenio Tosi

Card. Eugenio Tosi

Il Cardinal Tosi, ammiratore della bellezza del borgo Trezzese, desiderava per la stupenda Prepositurale il titolo di Basilica Romana minore. Ma questa è un’altra faccenda…

Domenico Vescia


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